Il rapporto di Legambiente sulla criminalità ambientale in Italia


La nostra azienda lavora da sempre nella filiera dei rifiuti industriali (in particolare nel ricondizionamento e nella commercializzazione dei contenitori per rifiuti industriali) e da sempre agisce all’insegna della massima correttezza, professionalità – e, ovviamente, legalità.

Siamo consapevoli di quanto la gestione dei rifiuti industriali sia delicata per la salvaguardia dell’ambiente e quanto diffondere l’abitudine al riuso (garantendo al tempo stesso la massima sicurezza all’acquirente dei contenitori ricondizionati) sia importante per l’impatto sull’ecosistema.

Per questo guardiamo sempre con attenzione e preoccupazione alle notizie di cronaca che purtroppo ogni settimana o quasi raccontano invece di ditte che hanno preferito aggirare le regole, smaltire in modo irregolare (magari vicino ai campi agricoli), eludere le norme di cui ci siamo diffusamente occupati negli articoli precedenti di questo blog.

Spesso ci si riferisce a questa situazione, non certo lusinghiera, e soprattutto ai suoi attori con il termine di “ecomafie”. Questo termine vuole sottolineare non solo come spesso le organizzazioni malavitose storiche muovano le fila di questi traffici, ma anche come la tacita collaborazione fra i diversi attori che fanno finta di non vedere, eludono, operano illegalmente, mettono firme non consentite rappresenti già in sé stessa un comportamento di tipo mafioso.

Mentre le autorità indagano sui singoli reati, annualmente Legambiente si occupa di raccogliere ed elaborare in forma statistica i dati che li riguardano. Otteniamo così una fotografia significativa di come anno per anno questo genere di reato si evolva.

I dati raccolti per l’anno 2015 sono stati presentati a inizio luglio. Il rapporto di cui parliamo è Ecomafia 2016.

QUALI REATI RACCONTA ECOMAFIA 2016

L’ambito a cui si riferisce il rapporto di Legambiente è decisamente più ampio di quello relativo rifiuti industriali.

In particolare, con il termine Ecomafia in questo rapporto ci si riferisce a tutti i reati che hanno a che fare con:

  • gestione rifiuti speciali
  • abusivismo edilizio
  • corruzione ambientale
  • archeomafia
  • inquinamento ambientale
  • settore agro-alimentare
  • animali e fauna selvatica

La gestione dei rifiuti speciali non è che uno di questi ambiti, ma è quello prevalente: anche nel 2015 è stato la tipologia di reato che ha inciso di più a livello percentuale (il 25,4% a livello di giro d’affari complessivo).

 

Il grafico seguente, tratto dal rapporto stesso, sintetizza il peso di ciascuna delle voci sopra elencate nell’anno 2015:

ecomafia-2016

I RISULTATI DEL RAPPORTO: NON SOLO CATTIVE NOTIZIE

Sia pure nella grave situazione che affigge il nostro paese, il rapporto mette in evidenza che i reati ambientali sono stati, nel 2015, in leggera flessione rispetto al 2014. Nello specifico e come evidenziato anche dal grafico sopra riportato, il giro d’affari delle Ecomafie è passato da quasi 22 miliardi a 19,1 miliardi (in totale si contano 27.745 illeciti, 24.623 persone denunciate e 7.055 sequestri.).

E la buona notizia riguarda proprio il settore in cui operiamo noi: se guardiamo i dati disaggregati, infatti, vediamo che sono i reati relativi al ciclo dei rifiuti quelli che calano e che abbassano la cifra dei reati complessivi rispetto al 2014, mentre alcuni tipi di reati sono purtroppo aumentati.

Il calo dei reati legati alla gestione dei rifiuti speciali risulta dovuto anche all’introduzione dei delitti contro l’ambiente all’interno del codice penale che è avvenuta con la legge n.68 del 22 maggio 2015.

Una legge che arriva, finalmente, dopo più di venti anni di dibattiti e che introduce nel nostro ordinamento nuove fattispecie di reati penali (che vanno dalla omessa bonifica al traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività fino al disastro ambientale) e introduce altre novità, rendendo più agevole l’opera di repressione delle forze dell’ordine e facilitando la prevenzione.

Per chi volesse approfondire, il rapporto Ecomafia 2016 è in vendita nelle librerie ad un costo di Euro 22,00.

Maggiori informazioni sono disponibili sul sito di Legambiente dedicato a questi temi, http://noecomafia.it/.